Questo saggio è ispirato dagli ultimi scritti di David Maria Turoldo che, anche a causa della malattia che lo costrinse a letto, s'interrogano sul senso dell'esistere in rapporto alla sofferenza e alla fede. L'infelicità dell'uomo e il dramma di Dio saranno linfa di tutta la sua ultima ed interessante produzione poetica e saggistica.
Ciò che dà origine all'inquietudine di Turoldo è un Dio che invece di rivelarsi chiaro e limpido ripropone continuamente un volto nascosto e attorniato da un terribile silenzio che collima con i drammi che l'uomo vive quotidianamente. In compagnia di Giobbe, ci si introdurrà verso sentieri impervi che non conducono a facili risposte: il male, la sofferenza, il silenzio di Dio, la condizione dell'uomo come “essere mancante”. Questo cammino alla ricerca di un volto su cui riconoscersi lo porterà ad immergersi negli inferi del dramma: «non tanto se Dio c'è, quanto chi sia, come pensarlo» (Turoldo, Luminoso vuoto).
La voce anonima del grande smantellatore di vanitas, l'autore del libro del Qohelet, guiderà un percorso che tenterà di sviscerare il grande tema del Nulla nel suo rapporto con l'Essere, un cammino accidentato dove è facile perdersi nella confusione dei termini e nella dissoluzione del nulla, indicando pertanto la via dell'essenza.
Infine si traccerà l'itinerario di risalita che il poeta friulano propone e vive, cercando di rimettere in ordine i pezzi attraverso e grazie alla teologia apofatica che permette di trasformare il mutismo su Dio, o il suo eccessivo parlarne, in un canto che è il risultato di un rapporto maturo con l'Alterità per eccellenza. Se il peccato è allontanamento da Dio e adorazione di una immagine falsa, per via di una coscienza adombrata, è necessario che l'uomo ritrovi gli occhi per riconoscere il vero Volto e le orecchie per seguire la Voce tra le voci.