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Ida Briglio Tavano - Le vie del vecchio Giacobbe
Ida Briglio Tavano

Le vie del vecchio Giacobbe

«Sono nata ad Amantea il 25 gennaio del 1934 da umili genitori e in una famiglia numerosa di sei figli. Mio padre, nei primi giorni di vita venne colpito da poliomielite e rimase – nella parte destra del corpo - invalido permanente. Mia madre, rimasta orfana ad un anno venne adottata da una famiglia amorevole. All’età di 18 anni conobbe mio padre e si sposò. La nostra casa sembrava un nido d’uccelli: era piccola e circondata da un ampio giardino ricco di alberi da frutto. Vicino c’era una piccola stalla dove avevamo due pecore e tre capre da cui prendevamo – per vendere – latte e lana. La nostra infanzia venne segnata dallo scoppio della guerra, dalla paura della morte e dal peso della povertà: poco cibo, pochi indumenti per coprirsi dal freddo e scarpe inesistenti. Frequentavamo noi bambini la scuola: quanti ricordi di quel periodo: il profumo intenso della mensa scolastica riempiva i lunghi corridoi e di acquolina le nostre bocche. Ma quella era solo per i poveri, per coloro che avevano la tessera. Noi avevamo la casa, la terra per cui non avevamo diritto al cibo scolastico.
Nostra madre provvedeva tutti i giorni a preparare una minestra calda nei periodi freddi e tante insalate di verdure fresche nei periodi caldi. Nostro padre teneva molto alle regole: alle 13:00 bisognava stare tutti a tavola, ringraziare DIO per la sua provvidenza e aiutare tutti alla conduzione della casa. Diceva che era necessario imparare a leggere, scrivere e svolgere un mestiere perché chi sa svolgere qualcosa non muore mai di fame. Era un amante delle favole e ce ne raccontava sempre tante. Nella casa c’era solo una piccola dispensa con due cassetti: in uno mettevamo i pochi risparmi della famiglia, senza chiave perché lui pensava che le cose proibite non erano buone. Diceva sempre “vedete Dio ha messo tutto il suo creato nelle nostre mani…”.
Io tornata dalla scuola dovevo portare le mie pecorelle al pascolo alla scarpata della ferrovia sia col freddo che col caldo, ed avevo dato un nome a ciascuna di essa per poterle chiamare: Gialì, Margherita Viola, Marina, Azzurra.
Loro mi stavano vicine, conoscevano il mio parlare, capivano se ero di buonumore o meno e si prendevano cura di me. Io ero nella solitudine e nel silenzio ma passavo il tempo a ripetermi i sogni che facevo nella notte perché ero una grande sognatrice e Dio mi aveva dato il dono di saperli interpretare. E non solo quello, mi aveva dato in dono anche l’ispirazione di scrivere storie, racconti e favole per bambini. Tali doni non si sono mai esauriti, perché a questo ho dedicato e dedico ancora oggi molte ore del mio tempo.
Torno un po’ indietro: era il 1947 una sera, col sole già tramontato, tornavo a casa da uno stretto viottolo. Era quasi la fine del mese di dicembre e vedo cadere dall’alto del cielo una grande stella luminosa con una scia, sembrava piombare non distante da me. Lo raccontai a mia madre ed io interpretandola come un sogno la vidi come un cattivo auspicio.  Cado nel malumore e nel pianto nel cuore ed anche gli occhi lacrimavano quando era sola con le mie pecorelle. E loro capivano il mio malumore e mi stavano vicine. Dopo pochi giorni venne una giornata molto fredda. La mia mamma scalza e con leggeri indumenti addosso va nella terra a raccogliere un po’ di verdure per portare a tavola una scodella di minestra calda per otto persone, ma quel giorno è stato fatale, prese la bronchite. Allora non c’era la penicillina e si moriva, così giorno 27 dicembre mia madre salì in cielo lasciando una bambina di un anno nel buio, il nido vuoto nel dolore, nella solitudine e nella povertà. Però non ci è mancato il sostegno di Dio: io sono cresciuta, mi sono sposata ed ho una meravigliosa famiglia. Nel mio cammino ho sempre ricevuto stima ed affetto dalla comunità del mio paese e da tutti coloro incontrati. Due incontri mi sono rimasti particolarmente a cuore: quello con Carlo D’Apporto avvenuto nei primissimi anni ’60 e quello con Papa Woytila avvenuto durante il suo viaggio in Canada nei primi anni ’80.»

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Collana "Gli emersi - Narrativa"
pp.40 €12.00
ISBN978-88-591-5157-9


 
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