Pierubaldo Bartolucci

POESIE DI DOVE

Pierubaldo Bartolucci è un amico. E degli amici - e agli amici - si può parlare con piena sincerità, certi che le parole non suoneranno mai né offesa né scandalo, encomio gratuito o plauso immeritato, ma la personale, ragionata, convinta riflessione su una produzione poetica che è giunta ormai alla stampa del quinto libro in un percorso ultradecennale positivamente segnato dai tanti riconoscimenti ottenuti in vari concorsi letterari un po’ in tutta Italia.
Se è possibile tentare di definire le principali fonti di ispirazione della sua poesia, credo che esse possano essere ricondotte a tre distinti filoni.
1. Le poesie di Bartolucci risentono pienamente della sua formazione culturale, del suo vissuto intellettuale, degli studi classici e filosofici che ne hanno modellato la sensibilità e affinato la percezione delle cose e del mondo.
Egli è vissuto nella stessa coiné di tutti noi della sua generazione, quando la storia greca divideva la classe in sostenitori di Atene o di Sparta e la lettura dell’Iliade riproponeva la contrapposizione fra coloro che parteggiavano per Ettore (io ero uno di loro) e quanti sostenevano Achille (qualcuno tifava anche per Aiace). Tutti però eravamo affascinati dall’Odissea e ci identificavamo in Ulisse, nel suo imprevedibile vagabondare per isole e terraferma, in un mare accecato dal sole, battuto da tempeste improvvise e terribili, riarso dal sale, tra mille insidie, tutte superate sempre grazie alla sua intelligenza, alla sua astuzia, ma anche alla sua umanità. Il suo spirito di avventura ci contagiava felicemente ed era quasi premonitore del nostro bisogno di viaggi, di conoscenza di terre lontane, di paesi sospesi fra storia e memoria, fra realtà e leggenda, fra mito e sogno. E Bartolucci si è lasciato contaminare da questo bisogno di andare, di riscoprire i luoghi della storia classica, di inverare sogni e memoria, letteratura e vita, realtà prosaica e trasfigurazione poetica, incrociando nei suoi percorsi - veri e letterari - anche i personaggi della mitologia, tante volte letti, ascoltati e rivissuti nei quadri del passato.
Questa “grecità”, questa presenza della classicità irrompe spesso nei suoi versi, anche in quelli apparentemente meno solari, più umbratili e caratterizza la produzione di una non trascurabile quantità di poesie.
2. Le suggestioni letterarie e le riminescenze dotte di testi studiati, di brani a suo tempo gustati, di libri letti per il proprio personale piacere, compaiano frequentemente nei suoi versi e vengono apertamente ammesse, riconosciute, indicate, quasi a suggerire non un impossibile confronto con gli autori, ma piuttosto quella che per Bartolucci appare come una sintonia di sentimenti - ovvero come tale viene vissuta - e, di conseguenza, onestamente rivelata.
In questo versante della sua ispirazione non appaiono gli autori antichi, ma solo quelli contemporanei, dalle Odi del Foscolo ai Calligrammes di Apollinaire, dalla Ginestra di Leopardi e Une saison en enfer di Rimbaud, passando per E.A.Poe, Saba e Palazzeschi e non rinnegando il fascino poetico delle opere di Dino Buzzati, Eugène Ionesco, Georges Simenon, Henry Miller e Heinrich Boll.
La preferenza - direi la prevalenza - di Bartolucci, così come per la sua generazione, era ed è per la lingua e la letteratura francese, non ancora soppiantata dalla lingua inglese come strumento di relazione e dalla invasione dei prodotti, non solo culturali, provenienti dagli U.S.A.
Da questa sua stratificazione culturale, pregevole deposito di conoscenze, di sogni, di idealità, di slanci, di pulsioni, emergono di nuovo ispirazioni poetiche di grande rilievo e i versi sembrano uscire senza fatica dalla penna che verga il foglio bianco senza apportare correzione alcuna.
3. Anche la natura, il paesaggio e la presenza dell’uomo attraverso le sue opere (paesi, rocche, palazzi) rappresentano altrettanti motivi di sincera ispirazione, di stupita ammirazione, di alto lirismo.
Il viaggio suscita sempre in lui l’occasione di vivere tale esperienza in modo emotivamente profondo e coinvolgente, che lascia un segno indelebile nella gamma delle sue risonanze interiori e nella tavolozza dei suoi sentimenti.
Non è perciò necessario che il viaggio lo porti lontano dalla sua Fossombrone (il Furlo si trova ad un tiro di schioppo, San Leo in linea d’aria e sì e no a 50 km dalla sua città) per favorire l’immediato risveglio della sua vena poetica, sempre generosa di nuovi versi.
Anche la musica (l’Autore dichiara apertamente di amare il jazz) - e per essa i grandi nomi, come Chet Baker e Vinicio de Moraes - rappresenta per Bartolucci sia un’occasione di piacevole ascolto sia un motivo ispiratore convinto e convincente e le due poesie qui proposte, La Tromba e Canzone, ne sono sicura testimonianza.
Ma le stesse esperienze quotidiane, filtrate dalla sua sensibilità, perdono i contorni reali e diventano sogni, bagliori, illuminazioni, frammenti preziosi di pura poesia.
I suoi versi non disdegnano il ricorso alla rima (sempre la rima baciata), ma la sua peculiarità è la rima interna (soprattutto aggettivo/sostantivo) che crea ritmi personalissimi e una piacevolissima musicalità.
La stragrande maggioranza delle poesie è già apparsa nelle precedenti pubblicazioni, ma esse vengono riproposte - alcune leggermente rivisitate - in questo nuovo testo, che si presenta come una vera e propria antologia, un florilegio attento e meditato da offrire alla sensibilità e all’attenzione dei suoi vecchi e nuovi estimatori.

Dott. Renzo Savelli

Assessore alla Pubblica Istruzione
della Provincia di Pesaro e Urbino



Collana "Gli Emersi - Poesia"
pp.72 €12.00
ISBN 88-7680-161-6

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