Nicola Guarino

VIAGGIO NEL MONDO E NEI SENTIMENTI
DI UN INCALLITO EMIGRANTE

Rinchiuse in un cassetto, in un angolo di casa, erano custodite le mie raccolte di poesie di una vita.
Pensavo di pubblicarle, un giorno, chissà quale, chissà quando; perché esse sono, un po’, la mia vita; vissuta nella buona e nella cattiva sorte a Teora e, perciò, da raccontare perché portatrici di ricordi e di fotografie di un periodo che il tempo, lento, ma inesorabile, allontana.
Un volantino ritirato distrattamente dal dispencer di un casello autostradale si è rivelato il decisivo imput che attendeva il mio inconscio: il “ IX concorso Alla ricerca dell’autore” di Aletti Editore, per invogliarmi a riprendere un sogno ed estrarre una tipologia di liriche da dedicare a chi ha segnato la mia vita, trasmettendomi sentimenti ed emozioni che mi hanno formato e caratterizzato: L’EMIGRANTE.
Quello classico, tradizionale, storico, storicizzato dalla cinematografia del dopoguerra nelle sue forme più umili, modeste, commoventi, non violente. Quello che vedevo partire con la valigia, carica di speranze, legata con rabbia da cordicine e legacci di vario genere, che conteneva di tutto. Quello che partiva con la voglia di spaccare il mondo per raggiungere a tutti i costi la ricchezza che allora aveva il significato di una famiglia ed una casa; che per anni ed anni ha percorso distanze inimmaginabili e che è tornato regolarmente in paese; non sempre. Perciò è dedicato anche a chi è partito senza più tornare perché qualcuno ha deciso che il biglietto del ritorno scadesse prima del tempo. A quei tanti che riposano nel mondo.
È dedicato a mio padre per i suoi trenta anni di sacrifici che lo hanno segnato nel corpo e nello spirito, ma che è ritornato; a mio fratello, che dopo i suoi altrettanti trenta anni, rimane in Svizzera. Ai miei zii, cugini, amici che sono ancora là, dall’altra parte delle frontiere che ci segnano i confini e le vite e ci fanno stranieri in una terra
straniera ed, ahimè, stranieri nella terra che ci ha generati. Non mi sono mai abituato all’idea che il mio mondo di conoscenze mi abbandonasse e con me partisse da Teora, per sempre. Mai.
Ho sempre coltivato e nutro, oggi ancora, la speranza, con vane illusioni (?), che un giorno Teora possa ritrovare i suoi figli. Tutti.
Quelli partiti via mare e quelli saliti su un treno per un viaggio di sola andata; quelli che si sono adeguati in fretta ai tempi, e volano. Non so cosa ci riserverà il futuro, ma spero che le prossime generazioni possano sapere di aver avuto, in ogni paese del mondo, un figlio di Teora che ha lavorato per l’avvenire del suo paese e per il suo paese ha pianto e gioito, ha pregato e sperato, ha passato notti insonni cullando il sogno di potervi un giorno ritornare, senza riuscirci.
Alla Svizzera che ho molto maltrattato in alcune liriche dico grazie per aver accolto i figli di Teora dando loro generose, ma sudate, ricchezze. Le devo la mia casa ed il mio passato. Ma, se penso al futuro, non potendomi rassegnare all’idea di averle dato mio fratello, non posso non dirle che l’odierò con amore. Sempre.
Grazie al mio maestro Antonio Caprio, in questi giorni in cui abbiamo riletto, insieme, la presentazione della raccolta di poesie, mi ha fatto sentire poeta vero, alunno orgoglioso; ma soprattutto grazie per quello che mi ha dato a scuola; penso che gran parte delle mie qualità abbiano inizio dai suoi insegnamenti. Grazie agli emigranti, in ogni posto del mondo, mi sono sempre sentito uno di loro.

Nicola Guarino


Collana "Gli Emersi - Poesia "
pp.80 €13.00
ISBN 978-88-7680-348-5

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