LUOGHI DI PAROLE
VOL.II

dalla prefazione di Luigi La Rosa

Il poeta scopre se stesso dalla sottrazione di tutto ciò che è diverso da sé. Come Michelangelo, si denuda dalla scorza di un'abbondanza e da una varietà linguistiche che probabilmente non gli appartengono del tutto, ma che tuttavia ne costituiscono il risonante contesto. Non è un caso che ogni momento storico e letterario importante abbia sempre cercato di produrre dei lavori d'antologia, così come in un museo, la presenza parallela di più opere abbia consentito all'osservatore attento una sintesi più ampia ed efficace del carattere dei tempi.
In una raccolta antologica ogni poeta appare alla luce di quanti lo circondano, conquistando in special misura il lettore per la sua dote di unicità, di singolarità, di potenziale irripetibilità.
L'antologia è un po' il terreno di tutti, l'orizzonte sul quale le singole diversità si stagliano segnando una variopinta, densissima linea di tendenza. Tra le infinite voci di un coro che si eleva al lettore moderno con la forza e la capacità di un'introspezione esistenziale, il poeta del nuovo millennio sente di aver raggiunto finalmente il suo obiettivo di fondo: essersi ritagliato un angolo d'inquietudine, un cono d'ombra dal quale musicare la sua malinconica dichiarazione d'amore alla vita.