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PAROLE IN FUGA VOL. II



Parola e parole dell’impalpabile senso

di Andrea Giuseppe Graziano

Parole come sassi, parole mai dette e pure scritte, parole chiuse a chiave nel cassetto che àncora alla terra i suoi segreti, parole dalla stiva buia dell’inconscio, laddove già solo il permanere presente alla propria fragilità richiede coraggio agli occhi -direbbe Rimbaud- per vedere l’ignoto.
Parole che fendono l’onde del mare magno d’immaginazione, parole di dolore, di attesa trepidante, di amore, parole d’estasi, d’anelito all’assoluto e parole di grido disperato; parole come vento leggero che stormisce tra le fronde, e parole dall’inferno; parole che vanno come antichi treni a varcare i deserti: parole della solitudine e dell’abbandono, parole della follia; parole pesanti come il masso di Sisifo che rampica il monte, parole del silenzio che grida, del bisogno leopardiano d’unirsi in “social catena”, parole d’un amico che parla solo al cuore.
Parole in fuga, ecco, che non possono pertanto dichiarare la via d’uscita e la ricetta delle meraviglie d’ogni salvazione, che non possono risplendere “come un croco/ perduto in polveroso prato” direbbe Montale, allorché sono parole dell’uomo sperso in cerca della direzione, delle tracce di quella pienezza a cui aspira ineluttabilmente, e che solo la Poesia sa interpretare, per visione, per illuminazione, attraverso un codice fono-simbolico, il solo che sappia abbracciare il molteplice, l’articolarsi del divenire, e al tempo stesso gettare una luce sul motivo dell’esperienza.
Scorre come acqua sorgiva, goccia dopo goccia, allora, il flusso ininterrotto di questa raccolta, “stream of consciousness” dell’Io che in ogni pagina ha vette e un verso almeno, che rimane impresso nell’anima, e ha finestre spalancate sul mondo che lasciano mettere in comunicazione la vita col sentimento, l’esperienza con l’anima, e fanno circolare l’aria nuova salubre che rigenera le intenzioni ed il progetto d’esistere-per-qualcosa; allora -diremo-: parole per trovare un senso.
E sia. Sono le parole umane: le uniche che conosciamo -anche quando parliamo delle cose del cielo-, sono le nostre, ci appartengono, giacché solo in versi si dà quella sintesi cogente che è il sinolo di musica -quale respiro dell’anima- e significato; solo in Poesia infatti appare come per miracolo quel che è presentito, quel che è intuito e trova nel verso la sua forma naturale, sorprendendo, dopo l’autore, anche il lettore che finalmente vede espresse in immagini vivide, evocative, i suoi stessi presentimenti, le sue stesse intuizioni, i pensieri coi quali si ri-conosce vivente e pienamente umano proprio nell’impalpabile.


Collana "Orizzonti"
pp.160 €15.00
ISBN 88-7680-092-1

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