SOGNI E DESIDERI

De-sideris: lontano dalle stelle.

Lo sguardo incantato e affascinato che da secoli l’uomo lancia alle stelle, il fuoco oscuro della passione, si incarna nella lingua nella dolcezza del sogno e nella forza del desiderio.
Il sogno, come anche il desiderio, esprime la sua valenza mitopoietica nella dolorosa constatazione della sua irrealizzabilità, nella sua tensione inappagata e inappagabile, nella sua ontologia di orizzonte.
Se il desiderio è qualcosa che appartiene all’umanità, e se la poesia è per sua natura l’espressione di tale pulsione, è anche vero che la concezione letterariamente moderna del desiderio nasce con la teoretica romantica tedesca.
E i Romantici hanno coniato due parole, Streben, tensione, e Sehnsucht, dolorosa bramosia, che come un’endiadi racchiudono da una parte la spinta interiore, dall’altra, la frustrazione dell’irraggiungibile.
Eppure, l’oggetto dei sogni, rimane e permane, come un motore immobile, ad alimentare il desiderio e con esso le potenzialità emotive che ad esso sono connesse.

Una cerva ferita salta più in alto.
In questo verso di Emily Dickinson è racchiusa forse la quintessenza del desiderio e con esso della poesia che, come il sogno, è un’idea immutabile e perfetta ma che, come la poesia, è un archetipo utopico, che non cammina quindi su questa terra.
E come il desiderio, la poesia si fa tensione, si fa ricerca, si fa parola, e il suo tendere è doppio, in primo luogo perché racconta – spesso – un sogno, un’idea, un’aspettativa, e quindi perché la perfezione formale che è alla base della poesia è essa stessa una ricerca.
Non stupisca quindi questo accostamento tra la poesia e il sogno, anche perché, come il sogno, anche la poesia è qualcosa che appartiene alla sfera dell’intimo, un pensiero costante, che si nasconde tra i battiti e, in qualche modo, li alimenta e li accompagna.

(F.Weisghizzi)