immagine di copertina
Roberto Melchiorre

Storiografi italiani del Novecento

Il presente lavoro nasce dalla constatazione della carenza di studi sistematici e complessivi, che abbraccino l’intero arco della storiografia italiana del Novecento. Mancano1, infatti, per il ventesimo secolo, opere che, sull’esempio di quelle di B. Croce di teoria e di storia della storiografia relative ad altri periodi,2 cerchino di comprendere un ampio contesto e, se non tutte le questioni teoriche ed i settori della ricerca storica, quantomeno i più significativi orientamenti e le principali scuole di pensiero e metodologiche, gli storiografi più rilevanti, i testi più importanti. Pregevoli e meno pregevoli indagini particolari, su singoli o diversi autori, su limitati periodi, settori o indirizzi, esistono, anche se, in verità, non risultano molto numerose.

Il presente volume attinge largamente ai lavori parziali compiuti dagli autori ricordati e da molti altri, ma si pone l’obiettivo diverso di offrire un quadro in certa misura organico e generale del movimento storiografico italiano, anche se evidentemente conciso, che possa, comunque, facilitare ulteriori sforzi di sistemazione e di approfondimento. Non mancano alcuni riferimenti al quadro politico generale, ritenuti spesso necessari a chiarire anche il significato di alcune scelte ideologiche e di taluni atteggiamenti mentali; ma essi sono contenuti al massimo e ridotti all’essenziale. Altri limiti alla trattazione sono imposti dalle dimensioni dell’opera, ma derivano soprattutto dal significato particolare che si attribuisce al termine storiografia. Per storiografia non s’intende, infatti, genericamente, secondo l’accezione crociana, il racconto e l’interpretazione degli avvenimenti (historia rerum gestarum), contrapposti, quindi, a storia, intesa come la serie degli eventi stessi, nel loro significato oggettivo (res gestae); essa, invece, in un senso più restrittivo, si riferisce al particolare atteggiamento di quegli autori che si pongono consapevolmente questioni di teoria e di metodo, e che, fondando con coerenza l’indirizzo della loro ricerca, spiegazione e narrazione degli avvenimenti, attribuendo ai fatti anche un significato generale, o simbolico, o allegorico, rappresentano più nettamente i momenti innovativi del dibattito scientifico e culturale. I confini segnati influiscono necessariamente sulla scelta delle correnti, dei generi, degli autori trattati, delle opere e delle riviste visitate.
I collegamenti operati tra i singoli autori, normalmente presentati con brevi profili individuali, e le diverse scuole di pensiero, scientifiche e di metodologia (scuola economico-giuridica, marxismo, storicismo, attualismo, esistenzialismo, corrente erudito-filologica, Annales e Nuova storia), unitamente ai riferimenti ai rispettivi capiscuola (A. Labriola, B. Croce, G. Gentile, A. Gramsci, G. Volpe, D. Cantimori, F. Chabod) ed ad alcune riviste specializzate, che hanno rivestito un ruolo di indirizzo riconoscibile (Rivista storica italiana, Nuova rivista storica, Ordine nuovo, Rinascita, La critica, Belfagor, Studi storici, Quaderni storici, Civiltà cattolica), svolgono una funzione di filtro e di connettivo e consentono di individuare alcuni tratti comuni, così come di effettuare utili raffronti.
Il breve richiamo a scuole e correnti di pensiero straniere rende ragione di legami, invero non sempre molto stretti3, della cultura italiana con quella internazionale.
L’intenzione dell’autore, di mantenere il massimo del distacco e dell’equilibrio possibili a chi abbia una visione del mondo ben caratterizzata e, comunque, preliminarmente esplicitata4, può spiegare il rilievo attribuito a tutte le correnti che hanno dimostrato una propria vitalità, anche quelle più lontane dal pensiero condiviso e quelle che la successiva critica storiografica ha, in certo modo, inteso relegare nell’ombra.