|
|||
![]() Collana "Saggistica" pp.116 €18.00 ISBN 978-88-6498-299-1 Ordina il libro |
Benvenuto Cerchiara
Per ciò che concerne la motivazione teorica, si può affermare quanto segue: se la pedagogia è l'interpretazione e la riflessione sul complesso “fenomeno educativo” (che comprende le istituzioni e organizzazioni che provvedono all'educazione, la formazione professionale, l'educazione vera e propria, l'educazione famigliare, l'educazione degli adulti, ecc...), se essa è la disciplina conoscitiva e operativa di quello specifico settore dell'attività umana che definiamo per sinteticità “formativo”, è allora necessario che, oltre una salda struttura teorico – filosofica – che è fondamentale del resto già per ogni disciplina che voglia essere epistomologicamente ben fondata, essa possegga un concreto apparato scientifico di riferimento alle datità fenomeniche che sono il suo specifico campo di azione. E per concreto apparato scientifico di riferimento si intende l'acquisizione necessaria alla pedagogia, dell'apporto interdisciplinare di scienze sociali ed umane quali la sociologia dell'educazione, la psicologia, l'analisi socioeconomica dei fattori di contesto, il diritto e la legislazione scolastica, ecc. Questa indicazione è ormai pacificamente accettata da tutti, tant'è che oggi si parla di “scienze dell'educazione”, proprio nel senso di una connotazione pluridisciplinare e interdisciplinare (e aggiungiamo noi transdisciplinare) della pedagogia. La pedagogia deve essere quindi intesa come riflessione approfondita sulla fenomenologia del reale educativo e formulazione di ipotesi generali (in questo qualificandosi come filosofia dell'educazione nel senso inteso dal Visalberghi); pur tuttavia si ritiene necessario il costante riferimento alla concretezza, al dato pratico - poietico, il quale viene appreso grazie all'apporto delle varie scienze sociali (abbiamo prima citato la sociologia e la psicologia, ma dovremmo ricordare tra l'altro l'economia nei suoi particolari campi di ricerca, quali l'economia dell'istruzione, il diritto e l'analisi comportamentale dei micro gruppi, la sociologia delle organizzazioni complesse, ecc.), e che porta in definitiva la pedagogia a qualificarsi non come una vuota e aprioristica sequela di giudizi di valori (i quali sono parte integrante, lo riconosciamo, di ogni disciplina e particolarmente della scienza della formazione dell'uomo, solo se però essi sono “parte” e non “tutto” della materia stessa), bensì come struttura, o meglio, “sistema” conoscitivo che si può dire possieda, per un verso una sua struttura assiologica e valoriale (nel senso di giudizio di valore che certo dibattito culturale ha voluto mettere in luce, come influente sulla struttura complessiva del reale e della stessa conoscenza scientifica) e per l'altro una sua costruzione teorico – scientifica di base, composta da quelle che marxianamente possiamo definire “astrazioni determinate”. Solo così la pedagogia si può qualificare – oltre che come filosofia dell'educazione (una dimensione pur insostituibile) – come “scienza” dell'educazione, attraverso l'apporto delle varie scienze dell'educazione, utilissime alla pedagogia stessa, potendo rifondare il proprio statuto scientifico e superare l'empasse epistemologico che da decenni la costringe ad interrogarsi (iper) criticamente sulle condizione e possibilità della produzione di un sapere oggettivamente verificabile e la cui validità resista alla verifica delle relative applicazioni pratiche.
|
||